Annarosa Zweifel Azzone, già docente dell’Università di Padova, ha dedicato gran parte della sua attività di ricerca e didattica alla letteratura svizzero-tedesca (tra l’altro sue sono le prime traduzioni in italiano delle poesie di Erika Burkart, Gran Premio Schiller 2005). Adesso ha messo a frutto gli anni di lettura e studio realizzando un’antologia per l’editore Crocetti: Cento anni di poesia nella Svizzera tedesca. Destinato al lettore italofono, l’opera viene a colmare una lacuna, perché esistono raccolte di questo tipo in tedesco e in inglese. Mancava un libro che in italiano (ma con l’originale tedesco a fronte) svolgesse una panoramica di voci così articolate, riferite ad alcuni nomi noti, come Walser, Hesse o Frisch, ma altri del tutto ignorati a Sud delle Alpi (non solo in Italia). Quindi oltretutto un interessante contributo al plurilinguismo e alla conoscenza reciproca tra regioni elvetiche di area culturale differente.

Nell’introduzione emergono problematiche familiari alla Svizzera italiana come la questione dell’identità creata dal paradosso dei confini, politici da una parte, linguistici dall’altra. Il fatto che un autore possa sentirsi più svizzero o più legato al paese di appartenenza culturale, in questo caso, la Germania. Il sentimento della frontiera, le esigenze di fuga. L’influenza esercitata dalle varie fasi di emigrazione. Altri elementi di vissuto comune, come l’assenza di guerra, delle ferite e lacerazioni della storia, il patriottismo come reazione di difesa, così come il successivo patriottismo critico sono forse percepiti con più forza al Nord. Problematica caratteristica è il conflittuale bilinguismo dialetto-lingua scritta che da situazione di disagio diventa fonte creativa.

A partire da queste premesse, di cui abbiamo fatto solo un rapido cenno, la studiosa conduce il suo percorso tra una quarantina di voci ed esemplari composizioni. Ci ritorneremo. Per ora abbiamo scelto un assaggio minimo, anzi “minimalista”.