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Ventisei lettere, scritte un giorno sì e un giorno no, dal 23 settembre al 27 novembre 1954. Il mittente è Leone Piccioni, il destinatario suo fratello Piero, recluso nel carcere romano di Regina Coeli, accusato dell'omicidio di Wilma Montesi. In realtà, come fu poi dimostrato, l'unica sua "colpa", oltre a quella di essere un musicista che amava il jazz, fu di essere il figlio di Attilio Piccioni, tra gli ultimi rappresentanti del Partito Popo...

In questo libro bello e sorprendente, sottile e impalpabile nelle sue malinconie sessant'anni di letture giudizi ritratti ricordi, da Gadda a Landolfi, da Bontempelli a Delfini, da Lisi a Moravia, fino ai nuovi narratori e narratrici contemporanei (Daniele Del Giudice, Cristina Comencini, Margaret Mazzantini), Piccioni raccoglie con la consueta misura e il senso innato dell'eleganza alcune voci dalla sua critica giovanile, al solito sobria acu...