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La pazienza del ragno

Camilleri, Andrea (Italia)

La pazienza del ragno

Può un omo, arrivato oramà alla fine della so carriera, arribbillarsi a uno stato di cose che ha contribuito a mantiniri?. Il commissario Montalbano sente il peso delgi anni. E della solitudine. Si intenerisce, mentre cerca le parole e i gesti che lo nascondano agli altri, le parole che facciano barriera. Ascolta la voce di dentro. Si interroga: Era solo un omo che aviva un pirsonale criterio di giudizio supra a ciò che era giusto e ciò che era sbagliato. E certe volte quello che lui pinsava giusto arrisultava sbagliato per la giustizia. E viceversa. Allura, era megliu essiri d'accordo con la giustizia, quella scritta supra i libri, o con la propia cuscenza?. Il dilemma è da tragedia greca. Ma qui, nella malinconia e negli addolcimenti pudichi di una maturità giunta quasi al consuntivo, non l'eccezionalità dell'eroe importa, ma l'integrità di un individuo normale, che gli adempimenti dell'ufficio mette in rapporto con la falsità politica, con la personale ricerca della franchezza, e con l'accertamento (se non pubblico, almeno privato) della verità. Montalbano si confronta pure con le convenzioni romanzesche del genere giallo. Per sottrarsi al mestiere: moralista senza moralismi, vulnerato dalla ingiustizia e dalla libertà di rapina governativamente legalizzata e accasata, e investigatore in servizio straordinario nel romanzo, che metaforiche ferite, date o ricevute, fa pulsare nel non detto delle emozioni e nel clamore dello scandalo. La pazienza del ragno è un giallo anomalo. Senza delitto e spargimenti di sangue. A meno che delitto cruento non venga considerato lo splendore di vite costrette a consumarsi e a sprecarsi nell'odio. Nell'attesa di una catarsi che, accompagnata dalla solidale e indulgente compassione di Montalbano, metta in calma le coscienze e le riposizioni nel gioco delle parti: dopo che l'agitazione teatrale della ragnatela, pazientemente tessuta dall'odio, ha esaurito la funzione strategica di menzogna che sulla scena ha portato, irretendolo, il vero colpevole. Camilleri sorprende ancora una volta. E si rinnova. Con questo trepido romanzo dai tempi alternati e dialoganti. Salvatore Silvano Nigro Andrea Camilleri (Porto Empedocle, 1925), regista di teatro, televisione, radio e sceneggiatore. Ha insegnato regia presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica. Ha pubblicato numerosi saggi sullo spettacolo e il volume, I teatri stabili in Italia (1898-1918). Il suo primo romanzo, Il corso delle cose, del 1978, è stato trasmesso in tre puntate dalla TV col titolo La mano sugli occhi. Con questa casa editrice ha pubblicato: La strage dimenticata (1984), La stagione della caccia (1992), La bolla di componenda (1993), Il birraio di Preston (1995), Un filo di fumo (1997), Il gioco della mosca (1997), La concessione del telefono (1998), Il corso delle cose (1998), Il re di Girgenti (2001), La presa di Macallè (2003), Privo di titolo (2005), Le pecore e il pastore (2007), Maruzza Musumeci (2007), e inoltre gli altri romanzi con protagonista il commissario Salvo Montalbano: La forma dell'acqua (1994), Il cane di terracotta (1996), Il ladro di merendine (1996), La voce del violino (1997), La gita a Tindari (2000), L'odore della notte (2001), Il giro di boa (2003), La luna di carta (2005), La vampa d'agosto (2006), Le ali della sfinge (2006), La pista di sabbia (2007).

CHF 16.00

Lieferbar

ISBN 9788838919985
Cover Kartonierter Einband (Kt)
Verlag Sellerio Editore Palermo

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