In “Middle England” la voce di Jonathan Coe è sferzante e ironica come di consueto, e la critica sociale è talmente veritiera da diventare realtà.
Siamo in Gran Bretagna tra il 2010 e il 2018 e gli eventi politici si succedono uno dopo l’altro in una escalation di lotte e violenza. Dalle rivolte del 2011 al referendum per la Brexit del 2016, passando per i Giochi olimpici del 2012, la vita dei cittadini britannici sta cambiando, così come cambia il volto stesso di una nazione.
Piano collettivo e piano individuale si alternano nel romanzo di Jonathan Coe senza posa. Torna infatti la famiglia Trotter, già nota al lettore per i precedenti “La banda dei brocchi” e “Circolo chiuso”. Alcuni personaggi si ripresentano, invecchiati e prostrati, consumati dalla consuetudine. L’attenzione però stavolta è puntata su Sophie, la figlia di Lois Trotter, una giovane ricercatrice e inguaribile idealista. Precipitata in un matrimonio avventato, Sophie fatica a restar fedele al marito, col quale si scopre in totale divergenza quanto a convinzioni politiche. L’incompatibilità ideologica spezzerà il matrimonio in due, proprio come si spezza intanto la Gran Bretagna stessa.